martedì 26 novembre 2013

A.D.H.D, Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività


Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, ADHD, è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo che comprende difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Questi problemi insorgono dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento rispetto al trascorrere del tempo, agli obiettivi da raggiungere e alle richieste ambientali.  Circa il 4% della popolazione pediatrica è affetta dalla Sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Il disturbo si manifesta nella prima infanzia principalmente con due classi di sintomi: un evidente livello di disattenzione e una serie di comportamenti che denotano iperattività e impulsività.                                              
L’ADHD non può essere considerato né una fase normale dello sviluppo del bambino né il risultato di una disciplina educativa non efficace, l’ADHD è un vero problema per il bambino, per la famiglia e per la scuola che si trovano impreparati a gestire il comportamento del piccolo.
I sintomi associabili alla disattenzione si ritrovano soprattutto in bambini che, rispetto ai propri coetanei, presentano evidenti difficoltà a mantenere l’attenzione e a lavorare su uno stesso compito per un periodo di tempo prolungato. I bambini non riescono a seguire le istruzioni, sono disorganizzati e distratti nello svolgere le varie attività, non riescono a concentrarsi e a svolgere i compiti in modo ordinato passando da un’attività all’altra senza portarne a termine nessuna.
I bambini con disturbo ADHD parlano senza controllare l’intensità della voce, interrompono persone che parlano, giocano in modo molto rumoroso; genitori e insegnanti li descrivono come sempre in movimento e incapaci di aspettare il proprio turno. La reazione delle altre persone davanti al comportamento del bambino iperattivo è inizialmente quella d’ignorare l’irrequietezza, le frequenti interruzioni dei discorsi degli adulti e l’infrazione delle comuni regole sociali; ci sarà poi il tentativo di mettere esse stesse un freno all’eccessiva “esuberanza” del bambino, non riuscendoci concluderanno che il bambino sia maleducato e che sarebbe necessaria una maggiore disciplina e qualche punizione.
Da diversi anni i ricercatori che si occupano di ADHD hanno iniziato ad evidenziare sintomi e cause ed hanno scoperto che il disturbo potrebbe avere una causa genetica. Attualmente si sta chiarendo che l’ADHD non è un disturbo dell’attenzione in sé, ma nasce da un difetto evolutivo nei circuiti cerebrali che sono alla base dell’autocontrollo e dell’inibizione. Questa mancanza di autocontrollo pregiudica di conseguenza altre funzioni cerebrali necessarie al mantenimento dell’attenzione tra le quali la capacità di posticipare la gratificazione immediata in vista di un successivo e maggiore vantaggio.
L’ADHD non è un problema raro, ma risulta essere, nell’ambito  dei problemi di condotta, una delle principali problematiche che  non si risolve con l’età; contrariamente a quanto si riteneva un tempo la sindrome può persistere in età adulta, i sintomi migliorano perché il bambino crescendo impara a gestirli e con l’aiuto delle figure di riferimento, psicologi, medici, insegnanti…ha buone probabilità di diventare un adulto sano ed equilibrato.                                           
Le aree di intervento includono: la diminuzione dell’impulsività e l' aumento della gestione della collera, l'insegnamento di tecniche non aggressive nella risoluzione dei problemi,  il miglioramento della stima di sé stessi, rendere più serene  le relazioni tra pari, per le quali può essere indicato un training per le abilità sociali. 
Il trattamento ideale per l’ADHD è di tipo multimodale, cioè un trattamento che implica il coinvolgimento di scuola, famiglia e bambino stesso.

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