giovedì 13 febbraio 2014

Il Disturbo da Attacco di Panico_ DAP

Il disturbo da attacchi di panico definito più brevemente DAP è caratterizzato, in un periodo di tempo, da numerosi episodi di ansia acuta, definita, appunto, panico.     In un intervallo di tempo molto breve, da qualche minuto ad un’ora al massimo, la persona sperimenta una sensazione molto intensa e traumatizzante di paura psicologica e fisica. Affinchè si tratti di panico, l’ansia deve avere un’insorgenza inaspettata: mentre stiamo guidando, riposando, guardando un film o cenando con gli amici, all’improvviso, senza nessun preavviso, sperimentiamo un fortissimo e incontrollabile senso di paura, di svenimento o addirittura di morte. A questa sensazione psicologica si associano una serie di “sintomi” fisici: il cuore che batte molto forte, il respiro affannoso, mani e piedi gelati, nausea, vertigini, tremori, senso di svenimento, sensazione di non sentire il proprio corpo,… . Si è completamente paralizzati dalla paura che ci stia accadendo qualcosa di grave, di mortale. Al primo attacco di panico ne può seguire un altro a breve distanza di tempo, con le stesse caratteristiche, oppure può esserci una pausa di giorni, settimane o mesi.
Dopo il primo attacco di panico quasi inevitabilmente si manifestano una serie di disturbi, definiti “effetti collaterali”  del panico che comportano una modificazione dello stile di vita e che bene o male sperimentano tutti i “panicosi”:
  • L’ansia anticipatoria: “la paura di avere paura”, si presenta come un senso continuo di disagio che la persona vive nel timore che si scateni un nuovo attacco di panico. L’imprevedibilità di un nuovo episodio porta a cercare in ogni modo di evitare  il rischio che si ripeta, e allora si cercherà di ricordare, ad esempio, cosa si fosse mangiato o bevuto, dove si fosse, cosa si stesse facendo prima dell’attacco…si continua a razionalizzare perché non si riesce a capire; si iniziano ad evitare luoghi e situazioni: si smette, ad esempio, di prendere il treno, l’autobus, di viaggiare in auto, di frequentare determinati luoghi… .
  • L’ipocondria: “paura delle malattie”, nel caso del panico si sviluppa in seguito alla ricerca di comprendere cosa è successo dopo il primo attacco, solitamente la persona si sottopone ad una serie di accertamenti specifici tentando di comprendere quale potrebbe essere l’origine, la diagnosi però è sempre negativa, l’ansia anticipatoria però porta la persona a vivere in modo conflittuale tutte le conferme di buona salute, i sintomi dell’ansia comportano effetti che sono molto simili a quelli di altre malattie (il dolore al braccio sarà sicuramente il cuore, il mal di stomaco sarà sicuramente indice di un tumore…); si comincia a temere la presenza di una malattia nascosta, di difficile decifrazione, si fa sempre più forte la convinzione che la causa della malattia sia fisica e, di conseguenza, ci si comporta con sempre maggiore tensione rinforzando l’effetto fisico dei sintomi dell’ansia.
  • L’agorafobia: “paura degli spazi aperti”. Il timore costante che si scateni un nuovo attacco porta la persona ad essere perennemente in ansia, preoccupandosi di cosa potrà accadergli e a cominciare ad “evitare”. Si evitano i luoghi affollati, gli spazi stretti (ascensori, gallerie…), si evita l’utilizzo di veicoli chiusi e tutto ciò che nella memoria rievoca la possibilità di un ambiente dove possa mancare l’aria e da dove non si riesca a fuggire. Spesso si ricerca un accompagnatore che possa aiutare in caso di bisogno, salvo poi non poterne più fare a meno; in alcuni casi la persona arriva a non uscire più di casa.