sabato 21 dicembre 2013
Corso di Rilassamento Muscolare Progressivo di Jacobson
Giovedì 16 gennaio 2013 dalle ore 18 alle ore 19
sarà possibile partecipare ad un incontro gratuito di informazione e presentazione del corso.
L'incontro si terrà presso lo Studio di Psicologia e Psicoterapia in via Spano, 6/5 a Torino
Per partecipare è necessaria la prenotazione chiamando il numero +39 340.58.78.583 o inviando una mail a loi@studiopsicologia.torino.it
giovedì 5 dicembre 2013
La Palestra dell'Autostima
![]() |
Laboratorio per bambini tra i 6 e gli 11 anni |
Sede:
Studio di Psicologia e PsicoterapiaVia Spano, 6/5 Torino
Per
maggiori info e prenotazioni:
Dott.ssa
Elisabetta Loi
Cell.
+39 340.58.78.583
Dott.ssa
Marinella Magnani
Cell.
+39 349.67.99.434
Il gruppo, guidato dalle psicologhe,
potrà essere costituito da un numero massimo di 8 bambini.
Giocare
offre ai bimbi un’ampia gamma di possibilità per acquisire e consolidare le proprie capacità
cognitive, emozionali e le abilità sociali. Le attività ludiche proposte sono
strutturate con la finalità di dare ampio spazio ai giochi non competitivi, ovvero quelli in cui il gioco
è divertente in quanto tale e non perché correlato ad un’eventuale vittoria. In questa fascia d’età i bambini hanno, infatti, bisogno di sviluppare prima di tutto un adeguato livello di flessibilità,
di competenza ed autoefficacia emotiva, caratteristiche che sono fortemente sollecitate proprio dalle attività di tipo non competitivo.
Attraverso questi giochi i bambini potranno sviluppare:
·
la motivazione,
·
le capacità critiche,
·
l’autonomia,
·
la fiducia,
·
l’espressione di sé,
·
l’autoaccettazione,
·
la “resilienza emotiva”,
·
la capacità di osservazione,
·
la cooperazione con il gruppo,
·
la comprensione delle regole,
·
la riduzione dell’impulsività,
·
le abilità di problem – solving,
·
la capacità di rispettare i turni e tollerare
l’attesa,
l’abilità nel seguire istruzioni
complesse
Sebbene ognuna delle attività proposte
agisca su diversi
aspetti contemporaneamente, i giochi che utilizzeremo
sono ricompresi in diverse categorie:
- · esercizi di preparazione
- · i sette elementi di base di una sana autostima:
- conoscenza di sé,
- il Sé e gli altri,
- l’accettazione di sé,
- l’autonomia,
- l’espressione di sé,
- la fiducia in se stessi,
- l’autoconsapevolezza
- · esercizi di rilassamento e chiusura
Incontro gratuito di presentazione
dell'attività, rivolto ai genitori:
Sabato 11 gennaio 2014
dalle 15.30 alle 16.30
Calendario incontri:
Sabato 1 febbraio 2014
Sabato 1 marzo 2014
Sabato 29 marzo 2014
Sabato 12 aprile 2014
Sabato 24 maggio 2014
dalle 15.30 alle 17.00
NB: A seconda della disponibilità sarà possibile partecipare anche a
singoli incontri
Giochiamo con il Rilassamento
![]() |
Laboratorio per bambini tra i 3 ed i 6 anni |
Sede:
Studio di
Psicologia e
Psicoterapia
Via Spano, 6/5 – Torino
Per maggiori info e prenotazioni:
Dott.ssa Elisabetta Loi
Cell. +39 340.58.
Dott.ssa
Marinella Magnani
Cell. +39
349.67.99.43478.583
Il gruppo, guidato dalle psicologhe, potrà essere costituito da un numero massimo di 8 bambini.
Neanche i bambini sono risparmiati da tensione, affaticabilità,
perdita d’interesse ed irritabilità: lo stress della vita moderna, in cui si
trovano immersi sia a casa sia a scuola , può agire infatti negativamente sullo
sviluppo delle capacità sensoriali, sul potenziale intellettivo del bambino e,
più in generale, sulla sua serenità.
Dare perciò il giusto spazio al rilassamento, riconoscendolo come
esigenza fondamentale dei piccoli significa permettere ai bambini di rigenerare
ogni giorno e canalizzare correttamente le loro energie; li aiuta a mantenere
l’attenzione e la concentrazione incrementando nello stesso tempo le loro
capacità d’apprendimento, a favorire un aumento del benessere psicofisico (con
un rafforzamento delle difese dell’organismo rispetto ad eventuali malattie) e
del buonumore.
Il rilassamento aiuta il bambino a:
° recuperare
la calma;
° imparare a
controllare meglio impulsi e gesti;
° sciogliere
le tensioni muscolari;
° conoscersi
di più;
°
concentrarsi su un compito;
° ricaricare
le energie dopo il gioco;
° adattarsi
più facilmente ai cambiamenti;
° migliorare
le relazioni con gli altri;
° aumentare
la flessibilità del corpo;
° sentirsi a
proprio agio;
° esprimere meglio se stesso.
Come si svolge in pratica l’attività
Le attività e le
esperienze che proporremo ai bambini solleciteranno il corpo e, di volta in
volta, i diversi sensi (vista, udito, olfatto e tatto). Considerando che per i
più piccoli non è possibile rilassarsi restando completamente passivi ed
immobili, e che è importante poterlo fare in maniera piacevole, utilizzeremo
giochi che richiederanno un livello medio di attivazione. Questo permetterà ai
bimbi di sentirsi coinvolti, e allo stesso tempo di non vivere il rilassamento
come un’attività pesante.
I giochi che proponiamo
- · Giochiamo con i sensi
- · Il corpo si muove
- · Respiriamo!
- · Giochiamo con il massaggio e l’automassaggio
- · Cantiamo insieme
- …e continuiamo a giocare!
Incontro
gratuito di presentazione dell'attività, rivolto ai genitori:
Sabato
11 gennaio 2014
dalle 15.30 alle
16.30
Calendario
incontri:
Sabato
18 gennaio 2014
Sabato
15 febbraio 2014
Sabato
15 marzo 2014
Sabato
5 aprile 2014
Sabato
10 maggio 2014
dalle
15.30 alle 17.00
NB:
A seconda della disponibilità sarà possibile partecipare anche a singoli
incontri
venerdì 29 novembre 2013
Corso di Rilassamento Progressivo di Jacobson_ Incontro informativo gratuito.
Molto spesso l’ansia e il disagio che sperimentiamo sono associati
ad un aumento della tensione muscolare, che si può localizzare in diversi punti specifici del corpo.
La partecipazione al corso permette di imparare a riconoscere e conseguentemente attenuare questa tensione attraverso l’utilizzo del Rilassamento Progressivo di Jacobson, metodo elaborato negli Anni ’30, che prevede l’esecuzione di una serie di esercizi. In tempi piuttosto brevi. Con la pratica costante si possono eliminare diversi disturbi, come la cefalea muscolo – tensiva.
Il corso base che propongo prevede CINQUE INCONTRI della durata di un’ora ciascuno, a cadenza settimanale presso:
Studio di Psicologia e Psicoterapia
via Spano, 6/5 – Torino
Nel mese di gennaio sarà possibile partecipare ad un incontro gratuito di informazione e presentazione del corso.
Il giorno e l’ora dell’incontro informativo corrisponderanno a quello in cui verrà successivamente eseguito il corso.
Per partecipare è necessaria la prenotazione:
Dott.ssa Elisabetta Loi _ giovedì 16 gennaio 2014 dalle 18 alle 19
Cell. +39 340.58.78.583 – loi@studiopsicologia.torino.it
martedì 26 novembre 2013
A.D.H.D, Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività
![](http://1.bp.blogspot.com/-zhQBLCxrQS8/UpTAG1vj7sI/AAAAAAAAAHg/Qz0DBDIoBgs/s1600/images.jpg)
Il Disturbo da Deficit di
Attenzione/Iperattività, ADHD, è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo
che comprende difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli
impulsi e del livello di attività. Questi problemi insorgono dall’incapacità
del bambino di regolare il proprio comportamento rispetto al trascorrere del
tempo, agli obiettivi da raggiungere e alle richieste ambientali. Circa il 4% della popolazione pediatrica è
affetta dalla Sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Il disturbo si
manifesta nella prima infanzia principalmente con due classi di sintomi: un
evidente livello di disattenzione e una serie di comportamenti che denotano
iperattività e impulsività.
L’ADHD
non può essere considerato né una fase normale dello sviluppo del bambino né il
risultato di una disciplina educativa non efficace, l’ADHD è un vero problema
per il bambino, per la famiglia e per la scuola che si trovano impreparati a
gestire il comportamento del piccolo.
I sintomi associabili alla
disattenzione si ritrovano soprattutto in bambini che, rispetto ai propri
coetanei, presentano evidenti difficoltà a mantenere l’attenzione e a lavorare
su uno stesso compito per un periodo di tempo prolungato. I bambini non
riescono a seguire le istruzioni, sono disorganizzati e distratti nello
svolgere le varie attività, non riescono a concentrarsi e a svolgere i compiti
in modo ordinato passando da un’attività all’altra senza portarne a termine
nessuna.
I bambini con disturbo ADHD
parlano senza controllare l’intensità della voce, interrompono persone che
parlano, giocano in modo molto rumoroso; genitori e insegnanti li descrivono
come sempre in movimento e incapaci di aspettare il proprio turno. La reazione
delle altre persone davanti al comportamento del bambino iperattivo è
inizialmente quella d’ignorare l’irrequietezza, le frequenti interruzioni dei
discorsi degli adulti e l’infrazione delle comuni regole sociali; ci sarà poi
il tentativo di mettere esse stesse un freno all’eccessiva “esuberanza” del
bambino, non riuscendoci concluderanno che il bambino sia maleducato e che
sarebbe necessaria una maggiore disciplina e qualche punizione.
Da diversi anni i ricercatori che
si occupano di ADHD hanno iniziato ad evidenziare sintomi e cause ed hanno scoperto
che il disturbo potrebbe avere una causa
genetica. Attualmente si sta chiarendo che l’ADHD non è un disturbo dell’attenzione
in sé, ma nasce da un difetto evolutivo nei circuiti cerebrali che sono alla
base dell’autocontrollo e dell’inibizione. Questa mancanza di autocontrollo
pregiudica di conseguenza altre funzioni cerebrali necessarie al mantenimento
dell’attenzione tra le quali la capacità
di posticipare la gratificazione immediata in vista di un successivo e maggiore
vantaggio.
L’ADHD non è un problema raro, ma
risulta essere, nell’ambito dei problemi
di condotta, una delle principali problematiche che non si risolve con l’età; contrariamente a
quanto si riteneva un tempo la sindrome può persistere in età adulta, i sintomi
migliorano perché il bambino crescendo impara a gestirli e con l’aiuto delle
figure di riferimento, psicologi, medici, insegnanti…ha buone probabilità di
diventare un adulto sano ed equilibrato.
Le aree di intervento includono: la diminuzione dell’impulsività e l' aumento della gestione della collera, l'insegnamento di tecniche non
aggressive nella risoluzione dei problemi, il miglioramento della stima di sé stessi, rendere più
serene le relazioni tra pari, per le quali può essere indicato un
training per le abilità sociali.
Il trattamento ideale per l’ADHD è di tipo multimodale, cioè un trattamento che implica il coinvolgimento di scuola, famiglia e bambino stesso.
venerdì 15 novembre 2013
DSA...conoscerli e riconoscerli per affrontarli!!
I Disturbi Specifici
dell’Apprendimento (DSA) sono un gruppo eterogeneo di disturbi che si
manifestano
nell'acquisizione delle abilità scolastiche e che interessano uno
specifico dominio di abilità (lettura, scrittura, calcolo) in modo importante
ma circoscritto lasciando il funzionamento intellettivo generale intatto. Fondamentale
per formulare una diagnosi di DSA è il criterio della discrepanza tra le abilità
nel dominio interessato (deficitaria in rapporto alle attese per l’età
e la classe frequentata) e l’intelligenza generale che risulta
adeguata per l’età cronologica.
Per discrepanza si intende:
_ la compromissione
significativa di un’abilità specifica;
_ il livello intellettivo generale
deve risultare nella norma rispetto ai valori attesi per l’età;
I DSA sono disturbi di origine
neurobiologica e possono essere variamente articolati. Dislessia,
disortografia, disgrafia e discalculia rendono piuttosto difficoltoso il
percorso scolastico del bambino. Già dall’età prescolare,
tra i tre i cinque anni quindi, è possibile iniziare ad osservare se il bambino
manifesta delle difficoltà che potrebbero poi evolvere in dsa: in questa fascia
d’età ci sono alcune abilità specifiche, i cosiddetti prerequisiti, che i
bambini dovrebbero aver acquisito, e sono:
- Abilità di tipo esecutivo ovvero competenze relative alla scrittura: come esegue il segno grafico, com’è la coordinazione visuo-motoria e la capacità d’orientamento nello spazio (il muoversi e la capacità di gestire lo spazio nel foglio);
- Abilità di tipo costruttivo il bambino deve cioè, prima di imparare a leggere e scrivere, sapere quanti e quali elementi costituiscono la parola, come sono ordinati e come si rappresentano.
Questi pre-requisiti che dovrebbero essere interiorizzati
dal bambino in età prescolare riguardano quattro ambiti specifici:
1. Linguaggio e abilità fonologiche e
metafonologiche: articolazione dei suoni che costituiscono le parole,
denominazione di figure e oggetti comuni, strutturazione di frasi composte da
soggetto/verbo/complemento, racconto di un evento vissuto, individuazione di
parole che iniziano con la stessa lettera…
2. Coordinazione: impugnatura corretta
della matita, colorazione di disegni, non presentare una marcata goffaggine,
non presentare difficoltà marcate nella motricità fine.
3. Tempi di reazione: rispondere ad una
richiesta in tempi non eccessivamente lunghi.
4. Memoria: riuscire a ricordare il
proprio indirizzo, la propria età, il nome dei compagni e amici di classe,
ricordare dove ha messo un oggetto, ricordare semplici istruzioni.
La Dislessia è una difficoltà a leggere in modo corretto
e fluente, ma anche nella comprensione dei testi e dei numeri e nella
memorizzazione, può essere di grado lieve, medio o severo.
Ci sono due tipi di
dislessia (definizione della Orton Dyslexia Society, 1977):
- la dislessia evolutiva si manifesta in età scolare, nei primi anni in cui inizia l’apprendimento scolastico; è di natura genetica e congenita, è un disturbo specifico su base linguistica, caratterizzata da difficoltà nella decodifica di parole singole non attribuibile a un disturbo generalizzato dello sviluppo o a una menomazione sensoriale.
- la dislessia acquista che si manifesta prevalentemente negli adulti e si instaura in seguito a lesioni che provocano difficoltà nella normale abilità di lettura o in aspetti ad essa collegati.
Un disturbo della letto scrittura isolato può comportare
difficoltà in matematica, più o meno importanti a seconda del grado di
dislessia e della classe frequentata dal bambino.
Un bambino con dislessia non ha un rapporto “naturale” con
l’apprendimento che avviene attraverso l’uso della parola: per imparare ai
bimbi con dislessia non basta l’ascolto, necessitano di spiegazioni che
utilizzino l’esempio concreto e la sperimentazione. I bambini con dislessia
spesso hanno presentato difficoltà di linguaggio nei primi tre anni di vita:
bambini che hanno iniziato a parlare intorno ai due anni, bambini che hanno
imparato a parlare intorno al primo anno, ma che poi hanno mantenuto un
linguaggio povero o non hanno mai pronunciato bene le parole. L’utilizzo del linguaggio è alla base delle
attività scolastiche ed è per questo che in alcuni casi i problemi di dislessia
sembrano “nascere” durante gli anni della scuola Primaria, in realtà, la scuola
mette in evidenza problematiche già presenti.
Il bambino con dislessia, di solito, anche quando parla
tende ad utilizzare parole diverse tra loro credendo significhino la stessa cosa,
dimostra poco interesse a parlare in maniera corretta e fatica a imparare il
linguaggio specifico delle varie materie. Non memorizza con facilità parole nuove
ed è più lento a ricordare l’alfabeto oppure non lo impara del tutto. Quando
ascolta, il bambino può non comprendere del tutto il senso di ciò che viene
detto, è come se il modo di parlare altrui risultasse troppo complesso,
soprattutto se ci sono pochi esempi legati al contesto reale nel discorso.
L’ascolto di un racconto che viene letto da qualcuno invece
è diverso rispetto all’ascoltare un discorso. Il racconto ha un ritmo ed una
punteggiatura che lo ordinano e quindi ne facilitano la comprensione.
La Disgrafia
è un disturbo non verbale che coinvolge la scrittura di parole e di numeri e l’uso
del segno grafico in misura lieve, media o severa. Il bambino con disgrafia
spesso risulta impacciato anche nello svolgere compiti di motricità fine, può
essere poco organizzato nella gestione del materiale e nel lavoro da svolgere
in autonomia, anche intorno ai 10 o 11 anni. Il bambino con disgrafia può avere
difficoltà nella scrittura dei numeri e nell’incolonnamento di cifre anche in
assenza di altri disturbi. Questi bimbi si trovano in difficoltà anche quando
devono disegnare figure o grafici: fanno molta fatica e si rendono conto che il
risultato del lavoro a livello estetico è scadente. La prestazione sul piano grafico può
migliorare nel tempo solo grazie all’intervento di figure esperte.
La Discalculia
è il disturbo nell’apprendimento del sistema dei numeri e dei calcoli, essa si
presenta associata alla dislessia anche se, in casi piuttosto rari, si
manifesta in modo isolato nei bambini.
Con il termine Discalculia si fa riferimento ad un disturbo
specifico del sistema numerico e di calcolo in assenza di lesioni neurologiche
e di problemi cognitivi più generali; si manifesta quindi nonostante un’istruzione
normale, un’intelligenza adeguata, un ambiente culturale e familiare
favorevole. La Disgrafia comprende difficoltà nell’acquisizione di abilità semplici
come la scrittura e la lettura dei numeri e il sistema di calcolo (la
memorizzazione delle tabelline, l’esecuzione di procedure di calcolo…)
La discalculia si suddivide in:
- discalculia primaria, cioè il disturbo delle abilità numeriche ed aritmetiche;
- discalculia secondaria che si presenta in associazione ad altri problemi nell'apprendimento, quali dislessia, disgrafia…
I bambini
discalculici commettono più frequentemente errori nell'identificazione dei
numeri e nella loro scrittura, nel riconoscere le unità che compongono un
numero, nell'identificare i rapporti fra le cifre che compongono il numero,
nello scrivere i numeri sotto dettatura, nel numerare progressivamente, nello
svolgere le quattro operazioni matematiche, nell'associare ad una quantità il
numero corrispondente, nell'imparare il significato dei segni, nell'imparare le
regole dei calcoli, nell'organizzazione spazio-temporale e visuo-spaziale, nello
svolgere compiti in sequenza… .
La vita scolastica di chi
presenta un Disturbo dell’Apprendimento può essere piuttosto difficoltosa a
scuola come a casa. Per affrontare i DSA al meglio è importante e necessario
che la diagnosi sia fatta tempestivamente (indicativamente dalla seconda, terza
elementare) e che vengano conseguentemente attivati tutti gli aiuti utili e poi
è fondamentale ci sia un lavoro sinergico tra gli specialisti, la scuola e le
famiglie.
domenica 10 novembre 2013
domenica 3 novembre 2013
SONO PICCOLO MA……………………………………..MI STRESSO ANCH’IO!!!
![](http://4.bp.blogspot.com/-VEdc9Lgy3Ks/UnZp36QXtCI/AAAAAAAAAGc/jTJlS93KFRI/s320/stress.jpg)
Mentre gli adulti in genere possiedono
gli strumenti per far fronte alle
eccessive richieste provenienti dall’ambiente esterno i bambini, al contrario,
non hanno gli strumenti per adattarsi allo stress.
Lo stress si manifesta in modi diversi e ogni bambino presenta una costellazione di sintomi individuale; alcuni bambini si adeguano facilmente a tabelle di marcia serrate e ad intense competizioni scolastiche o sportive, altri tendono, invece, ad abbattersi per eventi di portata minore come un brutto voto (Sullivan, 2002). Molti bambini oggi manifestano malattie adulte legate allo stress come depressione e incapacità a far fronte alle difficoltà della vita quotidiana; i piccoli non sono in grado di dare un nome a ciò che provano e così spesso i sintomi vengono classificati come semplici malesseri o problemi emotivi. Riconoscere i sintomi non è facile per un genitore impreparato poiché possono essere facilmente confusi con comportamenti tipici dell’infanzia. I segnali fisici che possono, in certi casi, far scattare un campanello d’allarme ci sono dolori addominali ingiustificati, improvvisi mal di testa, problemi con il sonno, tics, episodi improvvisi di balbuzie…tutti questi sintomi sono spesso associati, sul piano psicologico, ad una progressiva perdita di fiducia in se stessi, a difficoltà scolastiche e/o nel rapporto con i coetanei.
Lo stress si manifesta in modi diversi e ogni bambino presenta una costellazione di sintomi individuale; alcuni bambini si adeguano facilmente a tabelle di marcia serrate e ad intense competizioni scolastiche o sportive, altri tendono, invece, ad abbattersi per eventi di portata minore come un brutto voto (Sullivan, 2002). Molti bambini oggi manifestano malattie adulte legate allo stress come depressione e incapacità a far fronte alle difficoltà della vita quotidiana; i piccoli non sono in grado di dare un nome a ciò che provano e così spesso i sintomi vengono classificati come semplici malesseri o problemi emotivi. Riconoscere i sintomi non è facile per un genitore impreparato poiché possono essere facilmente confusi con comportamenti tipici dell’infanzia. I segnali fisici che possono, in certi casi, far scattare un campanello d’allarme ci sono dolori addominali ingiustificati, improvvisi mal di testa, problemi con il sonno, tics, episodi improvvisi di balbuzie…tutti questi sintomi sono spesso associati, sul piano psicologico, ad una progressiva perdita di fiducia in se stessi, a difficoltà scolastiche e/o nel rapporto con i coetanei.
Quali sono le principali cause di
stress per i piccoli? Tra le principali cause viene generalmente indicata la
scuola con la paura di non essere all’altezza, la paura di non venire accettati
dai compagni…, ci sono poi tutta una serie di difficoltà e problemi quotidiani
come le discussioni con mamma e papà, i numerosi ed eccessivi impegni
giornalieri a cui i nostri bimbi devono sempre più far fronte, la tendenza dei
genitori a sopravvalutare le capacità dei propri figli e la conseguente
tendenza a pretendere da loro più di quanto essi siano in grado effettivamente
di fare con il rischio di farli sentire inadeguati nella maggior parte delle
situazioni che sono costretti ad affrontare.
Per riuscire ad affrontare quello
che può essere definito un problema per l’infanzia la cosa migliore è, forse,
cercare di comprendere quali potrebbero essere le cause che provocano quell’attanagliante
sensazione d’angoscia nel bambino e intervenire, per iniziare, su quelle
ricordandosi che i bambini non sono e non vanno quindi trattati come piccoli
uomini e che esercitare su di loro pressioni eccessive (a scuola, nello sport,
a casa, nel rapporto con gli altri) è controproducente e sul lungo periodo può
diventare dannoso.
mercoledì 30 ottobre 2013
Andare dallo Psicologo.....: ma quanto mi costa???
![](http://1.bp.blogspot.com/-4TYQ2NOfpSI/UnEyYg2hc2I/AAAAAAAAAFw/y-Zcqas7TCM/s320/salvadanaio.jpg)
Anche l’idea di rivolgervi al
Sistema Sanitario pubblico l’avete scartata pensando alla lunga lista d’attesa
e alla paura poi di non ricevere una presa in carico adeguata; o, ancora, vi ha
frenato la paura d’incontrare qualcuno che vi conosca….
Per iniziare occorre fare un
onesto auto-esame e chiedersi se il problema economico è un problema reale. Molte
persone infatti hanno “paura” di rivolgersi ad uno Psicologo per il timore di
essere considerati pazzi, questi timori ostacolano profondamente la motivazione facendo
emergere problemi e difficoltà collaterali: costa troppo, non voglio che si
sappia in giro, è lontano… Probabilmente anche se il costo di una seduta fosse
davvero irrisorio molte persone comunque non si rivolgerebbero allo Psicologo
ritenendo di secondaria importanza i problemi di tipo psicologico, ma magari spenderebbero
molti soldi per ragioni estetiche.
I costi poi non è detto che siano
così esosi, spesso le persone pensano di dover affrontare tariffe enormi, ma
non cercano neanche di verificare quale è il costo reale di un Colloquio frenati
anche da tutti i pregiudizi precedentemente elencati…in realtà basterebbe fare
una veloce ricerca e qualche telefonata!
Esiste un Tariffario a cui gli
Psicologi si attengono (il D.L. 4/7/2006 n. 233 c.d., Decreto Bersani, ha
abolito la tariffa minima, gli Ordini Professionali possono dare indicazioni
sulle tariffe) che da un’indicazione sulla tariffa minima e massima per ogni
tipo di prestazione, quello dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte è
consultabile qui: http://www.ordinepsicologi.piemonte.it/normativa/
Per risparmiare un po’ può essere
utile:
Iniziare un percorso psicologico quando ci si accorge di avere un problema, un disagio…, aspettare troppo può fare peggiorare il problema con conseguente aumento dei tempi e dei costi.
Informarsi
sui tempi: l’idea che un percorso psicologico duri per decenni è un luogo
comune. Questo è vero per alcuni tipi di psicoterapia, ma esistono orientamenti
terapeutici mirati che possono durare dai sei mesi all’anno.Iniziare un percorso psicologico quando ci si accorge di avere un problema, un disagio…, aspettare troppo può fare peggiorare il problema con conseguente aumento dei tempi e dei costi.
Informarsi sui costi: cercate su internet, telefonate e chiedete ai professionisti!!
Prendere contatti con professionisti giovani, più flessibili rispetto a orari, costi…e in più hanno entusiasmo da vendere!
sabato 26 ottobre 2013
Assertivi si nasce o si diventa??
Il modo in cui entriamo
in contatto con gli altri ha un’importanza non trascurabile per il nostro
benessere psicofisico. Un “comportamento assertivo” indica una buona autonomia
emotiva, una buona fiducia nelle proprie capacità e una buona autostima. Quando
si parla di assertività e di comportamento assertivo si fa
riferimento alla capacità dell’individuo sia di riconoscere i propri bisogni,
diritti, desideri sia di affermarli nel contesto in cui è inserito senza essere
passivo o prevaricante/aggressivo, ma riuscendo a mantenere una comunicazione
chiara, diretta e coerente sia sul piano verbale che su quello non verbale.
L’aspetto importante
del comportamento assertivo, rispetto a quello passivo o aggressivo, è “la scelta”, l’assertività infatti è il risultato di un atto intenzionale: la persona assertiva
sceglie il comportamento, la persona passiva o aggressiva lo subisce.
Essere assertivi
comporta l’assumersi la responsabilità delle proprie azioni. La relazione
assertiva non ha lo scopo di evitare i conflitti, ma rappresenta l’arma per
favorire una risoluzione positiva, per integrare le posizioni divergenti degli
interlocutori in soluzioni volte al raggiungimento di un obbiettivo funzionale
per tutte le parti coinvolte.
ASSERTIVITA’
|
Difesa dei diritti: comprende
anche la capacità di rifiutare richieste irragionevoli Assertività sociale: capacità di iniziare, continuare, terminare interazioni sociali senza disagio Espressione dei sentimenti: capacità di comunicare sia i propri sentimenti positivi sia negativi Assertività d’iniziativa: capacità di risoluzione di problemi, di chiedere favori e avanzare richieste Indipendenza: capacità di resistere attivamente a pressioni ed influenze altrui riuscendo a dare voce alle proprie opinioni |
Il comportamento assertivo si apprende tramite un
training specifico
Sappiamo che il comportamento è il risultato
dell’apprendimento. L’individuo è in continua relazione con il proprio ambiente
e riceve da esso dei messaggi che sono fondamentali per l’immagine che ha di se
stesso e degli altri.
In questo senso, la terapia assertiva è in grado
di migliorare il rapporto con sé stessi, le relazioni sociali e interpersonali,
aumentando la percezione soggettiva di benessere e facendoci sentire “attori
attivi” della nostra vita. Tuttavia, pochi conoscono l’esistenza di questo
approccio, così è raro che una persona si presenti in terapia richiedendo un
training assertivo.
Spetta al terapeuta considerare l’utilità di tale
terapia in quei soggetti che riferiscono, per esempio, di provare ansia
collegata all’impossibilità di esprimere i propri sentimenti o le proprie idee
in modo soddisfacente e socialmente efficace. In questi casi capita spesso che
l’ansia sia circoscritta a un particolare ambito e si trasformi in ansia
anticipatoria così intensa che il soggetto giunge e evitare totalmente la
situazione, con esito di una frustrazione immediata e, in certi casi di
depressione.
giovedì 24 ottobre 2013
Mese del Benessere Psicologico
Dal 9 al 30 novembre
Mese del benessere Psicologico
La dott.ssa Elisabetta Loi aderisce all’iniziativa promossa dall’Ordine degli Psicologi del Piemonte: un mese in cui i cittadini piemontesi avranno la possibilità di effettuare un colloquio gratuito con uno Psicologo.
Un’ occasione di incontro da cui trarre l’occasione per ripensare progetti e stili di vita, per guardare da una prospettiva diversa il proprio approccio al lavoro o allo studio, per recuperare motivazioni perdute, risorse interiori, capacità relazionali o per riuscire ad affrontare una crisi, un dolore, una malattia.
Per richiedere informazioni o un appuntamento contattare:
Dott.ssa Elisabetta Loi - cell. +39 3405878583
Mail loi@studiopsicologia.torino.it
Studio di Psicologia e Psicoterapia Via Spano 6/5, Torino
Ordine degli Psicologi del Piemonte: http://www.ordinepsicologi.piemonte.it
Un’ occasione di incontro da cui trarre l’occasione per ripensare progetti e stili di vita, per guardare da una prospettiva diversa il proprio approccio al lavoro o allo studio, per recuperare motivazioni perdute, risorse interiori, capacità relazionali o per riuscire ad affrontare una crisi, un dolore, una malattia.
Per richiedere informazioni o un appuntamento contattare:
Dott.ssa Elisabetta Loi - cell. +39 3405878583
Mail loi@studiopsicologia.torino.it
Studio di Psicologia e Psicoterapia Via Spano 6/5, Torino
Ordine degli Psicologi del Piemonte: http://www.ordinepsicologi.piemonte.it
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